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  Questa è la lettera aperta al Papa che Massimo Coppo ha scritto a mano su un blocco mentre stava in penitenza sulla Piazza del Comune di Assisi:

Sua Santità,
Le scrivo dalla Piazza del Comune di Assisi, dove mi trovo da quando è stata divulgata la Sua lettera in risposta a quella di Eugenio Scalfari. Prego e digiuno per Lei, stando in ginocchio su un angolo della Piazza: così come stazionai a Piazza San Pietro nei due giorni del Conclave, in ginocchio su una chiavica a pregare
per un Papa povero, vicino ai poveri e che parli di eternità”, come rispondevo a chi mi chiedeva ragione di quella penitenza.
E fu Papa Francesco! Un Papa che ci ha sorpresi, consolati e rallegrati con quanto ha detto e ha fatto in questi primi mesi di pontificato, in particolare perché la Chiesa torni ad essere povera e vicina ai poveri.
Ma sono rimasto invece sconcertato da quanto Lei ha scritto rispondendo alla domanda postaLe dal Dr. Scalfari: “se il Dio dei Cristiani perdona chi non crede e non cerca la fede”. La Sua risposta: “Dio perdona chi segue la propria coscienza…” ha fatto esultare quella parte dell’opinione pubblica che non ha affatto voglia di sottomettersi al Vangelo né al magistero della Chiesa, ed è stata diffusa da tante testate giornalistiche e televisive, in modo più o meno distorto: come la tanto attesa buona novella per un mondo che ha chiuso il cielo in faccia a Dio e al Suo Cristo, ma che nel suo perdersi, vuole anche l’avallo del Vicario di Cristo.

Mi sono permesso di scriverLe con una certa audacia, ma come figlio della Chiesa che vede in Lei un padre designato da Dio. Amo la Chiesa Cattolica, in cui sono tornato dopo averla abbandonata alla fine degli studi liceali. Dopo 2-3 anni di agnosticismo divenni evangelico – studiavo allora all’Università di Perugia – e lo sono stato per 10 anni. Finché il Signore – era il 1980, e dirigevo un Centro Biblico Universitario nel centro di Perugia – mi ha ripescato e riportato nella Chiesa madre grazie a un uomo della terra di Assisi, Marcello Ciai, che ha fondato la “Comunità Famiglie di Betlemme”, di ispirazione benedettina, di cui tutt’ora faccio parte. Questo mio padre spirituale mi ha fatto scoprire la preziosità della Chiesa soprattutto nei suoi Santi e nei Sacramenti - devo dire che la Bibbia, come Parola di Dio, l’avevo “scoperta” nel mondo protestante -. Per me Assisi, dove sto tutto il mio tempo vestito di sacco e a piedi scalzi, a imitazione di San Francesco, ha significato salvezza e impegno di apostolato nei confronti dei tantissimi turisti e pellegrini che vengono qui ogni giorno.

Da Assisi Le chiedo con tutto il cuore di voler dire pubblicamente una parola di chiarimento su quanto ha scritto a Scalfari a proposito di fede e coscienza: cosicché non vi trovino un pretesto quanti non vogliono ravvedersi e credere al Vangelo. E sia invece onorato l’impegno di tanti che ancora oggi come nel passato sono pronti ad adempiere, finanche a versare il loro sangue, il mandato affidato da Gesù: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato.” (Marco 16:15-16)

Massimo Coppo

12 Settembre 2013